venerdì 23 dicembre 2011

Il tempio del pallone a Firenze


Suscita la curiosità nei più giovani ed emoziona anche chi ha una certa età. Il Museo del Calcio di Coverciano è un vero tempio del pallone. Di sala in sala si incontrano i segni di una lunga e appassionante storia che sfiora il mito. Maglie, palloni, scarpe chiodate, trofei, gagliardetti, medaglie e foto di ogni epoca ricordano nomi e imprese della leggenda del football tricolore. Da Piola a Meazza, da Riva, Corso, Mazzola e Rivera a Cannavaro, Gattuso e Buffon, con i Ct delle grandi vittorie: Pozzo, Valcareggi, Bearzot, Lippi. E con una banca dati multimediale a disposizione di chi vuole arricchire la conoscenza attraverso immagini e video. Inaugurato nel 2000 nell’area del Centro Tecnico Federale di Coverciano, il Museo è diretto dal Dr. Fino Fini, ex medico della nazionale di calcio ed ex direttore del Centro stesso. I giovani non si fanno pregare. Intere scolaresche si prenotano e arrivano ogni anno a Firenze per visitare un museo decisamente diverso da quelli tradizionali. A tutti, ragazzi e adulti, fa un certo effetto avvicinarsi alle divise da gioco degli anni Trenta, in gran parte segnate dall’uso e dal tempo, eroiche testimonianze di imprese come le vittorie ai Mondiali del ’34 e del ’38 e la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino del ’36. Nella teca dedicata ai Mondiali di Spagna ’82 ci sono anche le celebri pipe di Enzo Bearzot, il commissario tecnico della vittoria, e del presidente Sandro Pertini. E poi le scarpette con bulloni e tacchetti di Antognoni, Rossi, Zoff, Causio. Anche Cannavaro, il capitano della nazionale campione del mondo 2006, ha donato le sue: all’interno si leggono i nomi dei suoi tre figli, scritti dal difensore prima di scendere in campo per averli sempre idealmente vicini. C’è anche il sacrario degli Europei del 1968 e la stanza delle vittorie sfiorate. Dell’edizione USA, wuella del 1990, persa ai rigori nella finale con il Brasile, il Museo conserva la grande sfera di cristallo esposta per 3 mesi nella rutilante Las Vegas. Tra palloni di ogni epoca fischietti e giacchette nere, il percorso nella storia del calcio non poteva dimenticare Gianni Brera, la firma sportiva più famosa di tutti i tempi, e la sua rossa macchina Olivetti lettera 62. In un angolo ci sono le maglie firmate di Pelé e Maradona che commemorano eterne partite e gol da leggenda. Nell’ambito delle attività pianificate dalla FIGC e dalla Fondazione Museo del Calcio per il rilancio della cultura e dei valori del calcio italiano, il restyling del logo del Museo del Calcio di Coverciano rappresenta oggi un ulteriore tassello per la promozione del patrimonio culturale del calcio tricolore. Il nuovo logo, presentato nel mese di settembre 2011, intende rappresentare con la massima disinvoltura due valori antitetici: quello della modernità e quello della tradizione: esso raffigura quindi la reinterpretazione, in chiave moderna, del simbolo del calcio per antonomasia, cioè il pallone, attraverso una stilizzazione netta e simbolica: caratteristiche che ne fanno un marchio che non solo si può facilmente declinare, ma anche ricordare a lungo.


Nicoletta Curradi

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